I mobile payment sono ancora un potenziale inespresso

In vista di Payvolution, l’evento di Abi (Associazione bancaria italiana) legato ai pagamenti elettronici, Roberto Liscia, presidente di Netcomm, ha anticipato alcuni interessanti dati sul settore online in Italia: sono oltre 20 milioni gli acquirenti (circa il 52% delle famiglie) e 50.000 le imprese che vendono sul web, con transazioni che coprono il 6% delle merci, per 21 miliardi di fatturato. Al contempo è in atto il trasferimento di esperienze e tecnologie riguardo ai pagamenti dal mondo online a quello dei negozi tradizionali. In effetti, lo scorso anno le transazioni effettuate in Italia senza uso del contante sono aumentate dell’8,7% (Osservatorio Carte Assofin). Molti operatori si stanno muovendo con nuovi prodotti e servizi: sono ancora calde le campagne di ApplePay, in collaborazione con Unicredit e Mediolanum; il consorzio Bancomat è diventato Bancomat Spa e ha investito in diverse aree di sviluppo, dal PagoBancomat contactless nei primi mesi del 2018 ai proximity payment, al P2B, alla digitalizzazione delle carte. Anche Intesa Sanpaolo ha ampliato la piattaforma Jiffy, sviluppata da Sia, ai pagamenti in negozio, dotandola di ultrasuoni per velocizzare il micropagamento. Le innovazioni maggiori passano per i dispositivi mobili e per quelli wearable: negli ultimi tempi Fitbit e Garmin hanno presentato smartwatch con sistemi di pagamento Nfc.
Un percorso inarrestabile? Molto probabilmente sì, ma sui tempi dell’addio al contante molti passi sembrano ancora da farsi: il rapporto tra il valore delle transazioni effettuate con carte e il pil in Italia è ancora al 9,6%, ben al di sotto della media europea (13,6%). Solamente poco più di un terzo degli italiani (37% – indagine Ipsos TopPay- ments) sembra preferire il pagamento elettronico nel momento in cui può scegliere; e anche pensando ai prossimi dieci anni, una quota rilevante degli italiani (45%) ritiene che il contante avrà ancora un ruolo centrale nel modo di pagare. I mobile payment rimangono al momento più potenziali che effettivamente fruiti: il mercato è sicuramente in grande crescita, ma è per ora molto concentrato tra i più benestanti e appassionati di tecnologia. I consumatori hanno una bassa conoscenza delle possibilità offerte dal mercato, sia in termini di modalità d’uso sia in termini di operatori presenti (ApplePay è noto al 40% degli italiani, Satispay al 9%) e a questo si abbina una ridotta propensione alla prova, anche da parte dei giovani, i cosiddetti “nativi digitali”. E alla diffidenza e scarsa conoscenza diffusa nei consumatori si somma quella di molti esercenti che non aiutano la diffusione: circa il 50% tra esercenti, lavoratori autonomi e professionisti non ha mai sentito parlare di app di pagamento. Difficile dire che cosa accadrà: probabilmente, quando i principali player si sentiranno pronti inizieranno importanti campagne comunicative su merchant e clienti, e ciò potrebbe determinare una svolta. Ma questo percorso sembra richiedere molto impegno e pochi inciampi: la strada è forse più lunga e meno in discesa di quello che appare.

Andrea Alemanno