E
bbene sì, affronterò quel che ho sempre rimandato. Cercherò
di descrivere l’“accademia internazionale del food retail”,
l’archetipo del supermercato perfetto, il mito inimitabile de-
gli operatori del settore, il fuoriclasse della distribuzione:
Wegmans. Dopo aver visitato l’ultimo nato, il superstore di King of
Prussia nell’hinterland di Philadelphia (la cui apertura era stata pia-
nificata da 16 anni), ho avuto anch’io la mia folgorazione. Ho visto il
futuro dell’ipermercato, anche in Italia, forse tra un decennio, proba-
bilmente con modalità meno coerenti, non con la stessa perfezione,
ma ridisegnato secondo quella logica. Basta riflettere sulla foto di
apertura di quest’articolo e che mostra il reparto del grocery confe-
zionato di questo superstore alimentare di 12.000 mq. È concepito
come una sorta di warehouse, dice al cliente: “Ecco l’essenziale, le
marche che già conosci, al prezzo più basso, senza fronzoli, rispar-
mia e spendi dove ne vale la pena”. L’ambiente è infatti strutturato
per rispondere adeguatamente alla pressione dei vari category killer
e per combinarsi con quello rutilante dello specialty gourmet store
di dimensioni dilatate che occupa più della metà dello spazio di-
sponibile. Il contrasto non potrebbe essere più stridente. Potremmo
considerare il tutto anche come un laboratorio di psicologia applica-
ta ai consumi. Lo shopper risparmia grazie all’essenzialità dello sca-
tolame per cedere poi alle suggestioni di una food hall meravigliosa
e semplicemente ineffabile in tutti i suoi dettagli merceologici, ma
anche culturali. In breve, Wegmans sta perfezionando, a suo modo,
una propria peculiare filosofia di supermercato. Propone un assorti-
mento profondissimo che ha specializzato nel freschissimo, nella ga-
stronomia e nella ristorazione e lo espande su dimensioni analoghe
Questo superstore alimentare di 12.000 mq è
concepito come una sorta di
warehouse
, che ben
si combina con lo specialty gourmet store che
occupa più della metà dello spazio disponibile
Wegmans, il futuro
dell’ipermercato è qui
Osservatorio Popai
di Daniele Tirelli*
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SPAZI
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settembre 2012