Timeout di novembre 2014

Turismo & Cultura

Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, ha presentato la riforma del suo ministero. Novità: estensione della gestione mista pubblico-privata di siti e istituti, divisione tra tutela e valorizzazione, creazione dei settori che si occuperanno di “educazione alla cultura e di arte e architettura contemporanea”. Nella cultura rientra anche il turismo, “uno dei settori trainanti nella crescita del paese”. Contributo della “cultura” al Pil: 2,3% (Banca d’Italia, 2012); quello del “turismo”: 10,3% nel 2013 (- 1,6% rispetto al 2012; +2,1% nel 2014 secondo l’Oss. Naz. Turismo). Qualcosa scarseggia? La cultura del turismo.

 Expo alimenta

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, lo ricordiamo ai distratti, è il nobile tema della ormai vicinissima Esposizione Universale che va sotto il nome di Milano Expo 2015 e che quasi ogni giorno sale alla ribalta della cronaca per indagini e interventi delle autorità a seguito della scoperta di camarille e di sospetti di corruzione intrapresi questo o quel “personaggio”, da questa o quell’impresa legati ai lavori per la realizzazione di Expo. Per  come stanno apparendo le cose, il tema “nutrire il pianeta” al momento sembrerebbe suggerire piuttosto l’alimentazione del sottobosco dei faccendieri. Hai visto mai?

But go beyond

“Ma va’ là”, titolo itanglese per la serie “I speak English”. Il ritardo civile&sociale di una nazione si misura anche dalla padronanza della lingua franca internazionale, in passato il latino, poi il francese oggi lo standard english. Alcuni esempi del linguaggio “pubblico” per gli stranieri in visita al Belpaese: istruzioni incomprensibili per l’accesso all’area wi-fi; a piedi? “by foot” sui segnali stradali; in caso di pericolo? “in case of danger…” (al mezzanino del metrò, a Milano); Biglietti per sole moto? “Tickets for sun motion” (avviso stampato su un parchimetro, foto dal web).  In attesa di Expo 2015, che Dio t’assista (Which God Taxidriver).

 Buongiorno sindaca!

Gli atenei di Trieste e Udine si dichiarano solidali nell’impegno a “promuovere un linguaggio che registri anche la presenza del femminile” e ad “adottare nei documenti ufficiali un linguaggio non discriminatorio” nella lingua italiana. Dunque: “professora” e “sindaca”, “studenti e studentesse premiate”, la “signora questora”. Per evitare dissimetrie, dicono là. Allora come la mettiamo con la spia (mestiere prevalentemente maschile), la guida, la vedetta, la sentinella? E con regina, femminile di re? Con eroina, quello di eroe? La moglie del principe è ancora principessa? Provate a chiamare direttora il direttore di un quotidiano: ne sentirete di belle (maschili, femminili e persino… neutre).

Pier Giorgio Cozzi