Non solo a causa della Brexit la Ue è un brand in affanno

Il clima che si registra nel mondo è tutt’altro che pre-vacanziero. Nubi incombono sulle vacanze degli italiani e degli europei, e ancor più sull’autunno-inverno che ci aspetta, in cui due eventi domineranno: in Italia il referendum istituzionale, e su tutto le elezioni americane. Entrambi potrebbero determinare importanti cambiamenti nel modo di concepire il futuro. In Italia il governo è nato con ampio sostegno (e miracolistiche attese), ma questo si sta erodendo a favore di varie opposizioni, ma soprattutto del disinteresse e disincanto verso la politica. I risultati amministrativi di Milano, Torino, Roma e Napoli (la 4 principali città Italiane) testimoniano la debolezza attuale del Pd (vince solo a Milano, al secondo turno, e perde Roma e Torino), ma le vittorie di altre forze non riescono a fermare l’emorragia di elettori. È emblematico il caso di Napoli, dove De Magistris vince con circa il 20% dei voti del corpo elettorale. L’Europa non se la passa bene. Le difficoltà di formare un governo in Spagna, le debolezza di quello francese, l’annullamento delle elezioni austriache, l’estremismo ungherese, le tensioni in Olanda e Belgio, la difficoltà a gestire il tema immigrazione, unito al rischio terrorismo, stanno lacerando il continente. Non si profilano personalità in grado di contrastare lo scivolamento verso i reciproci egoismi: non un Kohl, un Mitterrand, un Blair, un Prodi, un Delors che autorevolmente sostengano l’Europa: la Ue è un brand in affanno, senza testimonial credibili. Tant’è che ora appare più in crisi l’Europa dell’euro, che con la salda regia di Draghi ha recuperato ruolo e attrattività. La Brexit è una svolta che potrebbe determinare sia la dissoluzione della Ue sia una rinascita con maggiore coesione. Sulle cause della Brexit si è scritto molto: ha vinto la campagna contro la città, i vecchi contro i giovani, gli informati conto i non informati… Su una cosa si è riflettuto poco: l’uscita del Regno Unito aveva un brand riconoscibile (Brexit appunto, tant’è che irlandesi e scozzesi non vi si sono riconosciuti), che ha molto semplificato la comunicazione, ed è stato quello che infine si è affermato contro la “public label” Eu. I brand sono importanti. La gran parte della nostra vita è brandizzata. Il brand è un nome, un simbolo, un concetto, la promessa di un’esperienza, un modo di vivere. I brand sono importanti, perché permettono di semplificare le relazioni
con il consumatore e le iniziative di comunicazione. “The Most Influential Brand” identifica le marche che più influenzano e determinano la vita quotidiana; i risultati sono un ottimo specchio del paese: dominano i servizi digitali e social (il podio è composto da Google, Amazon e Facebook), e nei primi 10 posti troviamo 2 brand italiani, legati alla tradizione culinaria: Nutella e Parmigiano Reggiano. Il mondo virtuale e quello degli antichi piaceri sembrano saturare i principali desideri degli italiani, anche perché le nuove preoccupazioni nazionali e internazionali inducono a ridimensionarne altri. Rimanendo infatti sui temi estivi, nel 2016 meno persone hanno pianificato di andare in ferie (52%, contro il 60% dello scorso anno), ma chi ci andrà spenderà di più (+15%). Gli Italiani, preoccu- pati delle crisi internazionali e del rischio terrorismo, stanno riempiendo le valigie verso mete nazionali (72%, +12% rispetto al 2015).

Andrea Alemanno