La crisi del pensiero positivo e il trionfo delle bufale

Due grandi forze sembrano poter condizionare il 2017 e gli anni a venire ed esercitare il proprio influsso in molteplici situazioni: la difficoltà a fare sintesi e il basso rispetto della competenza. Emerge una crescente difficoltà a fare delle sintesi tra pensieri e opinioni non coincidenti: contrapposizioni sempre più frontali tra individui, organizzazioni, idee, conducono a vivere in costante conflittualità. Si determinano gruppi contrapposti: ci si coalizza sempre più “contro”, e sempre meno “per”. Gli strascichi delle recenti elezioni americane ne sono un chiaro esempio. L’esasperata contrapposizione dei due candidati è proseguita anche nei giorni successivi, con l’ostentazione palese delle prime decisioni politiche da una parte e le vivaci contestazioni dall’altra, che rappresentano con evidenza l’estrema difficoltà a giungere a una sintesi comune, anche una volta cessata la campagna elettorale. La situazione è simile in Italia, si veda il referendum, ed è esperienza diffusa che le situazioni di conflitto tendano sempre più a esasperarsi. Gli italiani sono in difficoltà nel governare il loro rapporto con la realtà mutevole, che spesso vivono come un’aggressione esterna; la globalizzazione, l’Europa, la crisi economica, i flussi migratori provocano reazioni sempre più incattivite e difficili da controllare e prevedere.

L’altra forza che sembra dispiegare le sue nere ali è la crescente diffidenza verso la conoscenza, la competenza, l’autorevolezza, e in ultimo la verità. Diffidare comunque, diffidare di tutti, è una tendenza crescente; induce a contrapporre a posizioni scientifiche, argomentate, metodologicamente solide, una qualunque presa di posizione di dubbia affidabilità, ma in linea con personali opinioni ed esperienze. Ne sono un esempio lampante i dibattiti intorno ai vaccini, la web-medicina, le discussioni sull’alimentazione, e si assiste persino a dibattiti sulle cause dei terremoti. Le più strampalate opinioni, ancorché funzionali a sostenere una presa di posizione, vengono acriticamente usate e citate, con l’effetto d’ingrossare continuamente le mandrie di bufale. L’individuo fa sempre meno sintesi tra le contrapposizioni, cerca un mondo in cui avere ragione a qualunque costo, ma fatalmente si sente sempre più solo (il 48% si  sente straniero in patria) e abbandonato (il 73% dei cittadini italiani sente in declino la società). E quindi cerca un centro gravitazionale. Si generano così sempre più spazi per una crescita del populismo (risposte semplici a domande complesse) e per la ricerca dell’uomo forte (per il 79% degli italiani il Paese dovrebbe essere governato da un uomo forte), una rappresentazione sociale del proprio super-io con il quale identificarsi e vivere sereni. Questa situazione genera molte difficoltà a chi opera sul mercato, ai comunicatori, ma al contempo offre degli spazi nuovi per affermare un proprio ruolo di leadership. I brand, portatori di valori e vissuti reali, anche grazie alle possibilità di comunicazione peer-to-peer, nell’assenza dei corpi intermedi, potranno giocare sempre più un ruolo politico e sociale con il quale conquistare i consumatori: chi riuscirà a gua- dagnare l’affidamento potrà godere di importanti rendite di posizione emotiva.

Andrea Alemanno