A quando il social unboxing nel mondo delle promozioni?

Luca Finetto04/09/2018

In un tempo di grandi contraddizioni come quello attuale, non ne poteva mancare una anche per il packaging. Ci sono due tendenze che si fronteggiano: lo sfuso (quindi il rifiuto verso qualsivoglia prodotto preconfezionato in un contenitore) e l’unboxing (ovvero l’esperienza di apertura della scatola, ripresa attimo per attimo in modalità selfie, postata sui social network, condivisa e commentata).

Entrambi i fenomeni hanno a che vedere con le promozioni, nella misura in cui queste si materializzano in un oggetto, il premio o regalo ottenuto partecipando a raccolte punti, concorsi, instant win e altro ancora disponibile on/offline. Omaggio o premio che viene spedito a casa del vincitore oppure ritirato sul punto di vendita. In quest’ultimo caso il consumatore potrebbe anche voler lasciare in negozio la scatola, considerandola inutile o addirittura eccessiva (l’over packaging ha sempre più detrattori, nuovi nemici che si scagliano contro qualsivoglia contenitore), e portarsi via solo il prodotto, ma in realtà ciò non sempre è possibile. Molte aziende utilizzano infatti la confezione per fornire le istruzioni per l’uso, dare garanzie e stampare una serie di loghi e note ormai obbligatori (per esempio quelli che contraddistinguono i materiali, il loro smaltimento e riciclo). Sicuramente una confezione razionale e funzionale, nonché esteticamente piacevole, aumenta il desiderio di conservarla e di portare a casa, all’unisono, contenuto e contenitore. La confezione, d’altra parte, è anche un vero e proprio medium, capace di erogare informazioni e perfino intrattenere; basta vedere la nuova generazione di codici (come lo stealth code) che interagiscono con gli smartphone. E se il consumatore proprio non ne vuole sapere della scatola, si può tentare di fargliela piacere presentandone il lato social, quello dell’unboxing, che non è altro se non il mostrare a tutti le proprie emozioni e l’esternare i pensieri che passano nella testa nell’atto dell’apertura.

Il gesto dell’unboxing è nato con l’apertura del packaging degli smartphone di ultimissima generazione, quelli per cui molti fanno la fila per tutta la notte per essere fra i primi ad acquistarli. Da quest’ambito, l’unboxing è passato a tutta una serie di prodotti fashion e non solo. Si apre con la mimica di golosità, mostrata al proprio universo di “amici” sui social, il food pack appena ricevuto dal rider in bici, si schiude con espressioni di orgoglio la scatola delle scarpe di un brand famoso, acquistate in supersaldo, in diretta si toglie dalla shopping bag il rossetto appena comprato, si mostrano i campioncini ricevuti in omaggio in profumeria e se ne fa uso chiedendo like a profusione.

L’unboxing non uscirà presto di scena: è una modalità di condivisione ormai radicata negli usi e costumi di chi è irreversibilmente digitale. Si tratta ora di applicare l’unboxing al piacere di riceve premi e regali, potenziandone l’effetto e i benefici per il brand.

Luca Finetto

Oltre quindici anni di esperienza nel mercato promozionale, ha gestito con successo l’attività nel canale di brand come Armani, Fiorucci, Fossil, Moulinex, De’Longhi, Atala, Antinori, Breil. Oggi di Ops!, Usag, G3Ferrari, Black&Decker...