Guerra e gadget

In epoca di guerra l’orgoglio nazionale è tenuto alto anche con i gadget. Almeno è quanto si può vedere in questi giorni a Kiev, dove l’eco dei bombardamenti si spegne lontano, sul fronte del Donbas, lasciando il posto all’allerta aerea che invece risuona ogni notte, pur con meno frequenza. Di giorno la vita sembra procedere normale e nelle vie della capitale capita di imbattersi in bancarelle di souvenir. Nulla di strano, accade in tutte le capitali del mondo, ma qui c’è qualcosa di decisamente diverso: accanto alle classiche palle di vetro con i monumenti sui quali scende lieve la neve, c’è tutta un’oggettistica dedicata alla guerra, a sostegno dell’Ucraina (e molto spesso apertamente contro la Federazione Russa).

T-shirt, berretti, mug, magneti, felpe, braccialetti sono tra gli oggetti più popolari. In voga la t-shirt “bandiera dell’Ucraina” con le spalle e la parte sopra azzurra e la parte sotto gialla. A Kyiv ci si imbatte di frequente con persone che la indossano. Decisamente popolari anche le magliette che veste il presidente Volodymyr Zelensky. Le più vendute sembrano essere quelle che riportano frasi e motti come Slava Ukraini (“gloria all’Ucraina”) e Peremoje (“vinceremo”). I prezzi si aggirano tra le 250 e le 400 grivnie (8-12 euro).

Anche le calze sono gettonate, soprattutto tra i giovani (il costo va dalle 30 alle 100 grivnie, da 1 a 3,2 euro), e le patch con le bandiere ucraine, reperibili sulle bancarelle, insieme al tridente, e i loghi e motti di vari battaglioni dell’esercito ucraino (i prezzi variano da 50 a 100 grivnie). Molto istituzionale, tra i gadget, è il francobollo che celebra l’affondamento della nave da guerra russa Moskva al largo dell’Isola dei Serpenti. Francobollo che riporta la frase dei soldati ucraini in risposta all’intimazione dei russi di arrendersi. E si tratta di una frase inequivocabile che è già entrata di diritto nei libri di storia, anche se la guerra si sta ancora combattendo.

La prima serie di francobolli, stampata in un milione di esemplari, è andata esaurita e, a giugno, è stata immessa sul mercato la seconda, dal titolo “Russian warship… Done!”. La serie ha alcune differenze rispetto alla precedente, per esempio il bollo done!, “fatto”, e la nave che in un francobollo si vede all’orizzonte, e in quello successivo è già affondata. In primo piano, come era stato per la prima serie, c’è il soldato ucraino che fa il dito medio. La seconda serie del francobollo che commemora l’affondamento della nave russa Moskva da parte dell’esercito ucraino è stata stampata in cinque milioni di esemplari. I francobolli sono disponibili sia per spedizioni interne sia internazionali, escluse Russia e Bielorussia. Il foglio da sei francobolli per l’Ucraina costa 69 grivnie (2,20 euro), mentre quello per il resto del mondo ne costa 131 (4,20 euro).

Oltre ai francobolli, in posta sono disponibili altri oggetti con il tema dell’affondamento della Moskva. Le cartoline costano 10 grivnie l’una. E lo stesso prezzo hanno gli adesivi. Il magnete costa 30 grivnie, mentre la busta da lettere ne costa 6. Per 149 grivnie sono disponibili le tazze, prodotte in due misure. E volendo cappellini, t-shirt e felpe, queste ultime vanno dalle 349 grivnie alle 649, in base al modello. Il marchio Brave.Ua ha fatto il giro del mondo con il motto “Be Brave Like Ukraine” (“sii coraggioso come l’Ucraina”) e sul sito si possono trovare e scaricare gratuitamente poster di vari formati, con l’invito di stamparli e mostrarli. In alcuni negozi della capitale Brave.Ua ha dei corner in cui sono in vendita sticker da attaccare alle cover dei cellulari (95 grivnie, 3 euro). I negozianti assicurano che il ricavato andrà a supporto dell’esercito ucraino.

Alcuni gadget, come i magneti sui crimini di guerra, sono più distopici di altri. Non fosse che i crimini di guerra contro i civili sono oltremodo recenti, e per quanto riguarda il prosieguo della guerra, attuali. Non manca il protagonista indiscusso di questa tragedia, Putin, la cui effigie è sulla carta igienica. Ad accompagnare la foto del dittatore vi è la frase che riprende il coro da stadio urlato per la prima volta nel 2014 durante una partita tra il Mentalist Kharkiv e il Shaktar Donetsk. All’epoca gli ultras di entrambe le squadre si unirono contro Putin e ne uscì il coro Putin Khuilo che, ça va sans dir, è un insulto al presidente della Federazione Russa. Sulla carta igienica, così come sui murales, è abbreviato in PTN KLO.

Cristina Brondoni

Cristina Brondoni è giornalista e criminologa. Si occupa del gap tra fiction e realtà, soprattutto di staging, ovvero della messinscena sulla scena del crimine. È consulente in casi di omicidi, suicidi e morte sospetta. Autrice di saggi, manuali scientifici e thriller. Il suo primo romanzo thriller, Voglio vederti soffrire, è uscito nel 2019 per Clown Bianco. Nel 2020, ancora con Clown Bianco, ha pubblicato L’appartamento dell’ultimo piano, sempre con protagonista l’ispettore Enea Cristofori. Da giornalista si è occupata per anni di spettacolo. Ultimamente è stata corrispondente da Kiev durante la guerra in Ucraina.