Un mondo in rapido cambiamento, segnato da conflitti, nuove sfide geopolitiche e una rivoluzione tecnologica che porta con sé promesse e timori. È dentro questo scenario che si colloca il Rapporto Coop 2025 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, presentato oggi in anteprima digitale dall’Ufficio Studi Coop, con il contributo scientifico di Nomisma, NielsenIq, Circana, Gfk e altri centri di ricerca. Un’analisi che, anno dopo anno, restituisce la fotografia di un Paese che cambia, mettendo a fuoco stati d’animo, comportamenti e prospettive.
L’età del caos
Il quadro internazionale appare fragile e turbolento, con la spesa militare globale che tocca i 2,7 trilioni di dollari nel 2024, con un aumento del 17% in appena due anni. Le guerre crescono, le frontiere si richiudono e l’ordine mondiale costruito nel Novecento appare compromesso. La leadership americana, per decenni punto fermo, vacilla: mentre gli Stati Uniti rallentano (+1,9% il pil previsto per il 2025), Cina e India accelerano rispettivamente con +5% e +6%. L’Europa resta a guardare, appesantita da una governance incompiuta, mentre il Sud globale guadagna spazio economico e culturale.
In questa contesa, la tecnologia diventa terreno di scontro e, al tempo stesso, promessa di crescita. L’intelligenza artificiale, insieme al controllo dello spazio, viene vista come un “moltiplicatore” in grado di spingere il pil mondiale fino al +20% annuo. Ma accanto agli entusiasmi, restano i dubbi: l’impatto sull’occupazione, sulla privacy, sulla tenuta sociale è ancora tutto da governare.
Italia, crescita fragile e produttività ferma
In questo quadro generale e dopo il rimbalzo post-pandemia, l’Italia ha rallentato la corsa. Il pil si avvia a crescere di appena mezzo punto percentuale nel biennio 2025-2026 e, secondo molti opinion leader, addirittura solo dello 0,1% nel 2026. L’occupazione è in aumento, con 840 mila nuovi posti di lavoro, ma si tratta spesso di impieghi a bassa qualificazione nei settori del commercio, della ristorazione e delle costruzioni. Il vero nodo resta la “produttività per ora lavorata” che cala dell’1,4%, in controtendenza rispetto al resto d’Europa. L’ascensore sociale resta bloccato, mentre le disuguaglianze si consolidano: il 10% degli italiani detiene il 58% della ricchezza nazionale.
Il nuovo mood: dalla serenità alla preoccupazione
L’indagine restituisce un cambiamento radicale dello stato d’animo collettivo. Rispetto al 2022 cresce la quota di chi prova “timore” (dal 20% al 39%), “inquietudine” (dal 24% al 37%) e “allerta” (dal 16% al 25%). “Serenità” e “fiducia” arretrano rapidamente. La guerra entra nell’immaginario quotidiano, più della preoccupazione per il reddito o la disoccupazione: infatti, metà degli italiani ritiene possibile un conflitto armato. Anche per questo, tra le priorità del paese tornano pace, diritti civili (64%), riduzione delle disuguaglianze economiche (62%) e contrasto alla fame e alla povertà (55%).
Accanto alla paura, emergono però anche nuovi valori: “onestà” (50%) e “rispetto” (46%) guidano la scala di riferimento, mentre “ricchezza” e “successo sociale” scendono al minimo. La “religione” e la “spiritualità” tornano a occupare spazio soprattutto tra i giovani e si diffonde la nostalgia per un “mondo di ieri”, più rassicurante, con il 70% degli italiani convinti che il passato sia stato migliore.
Consumi sotto pressione: meno possesso, più esperienze
Sul fronte economico, le famiglie italiane vivono ancora nell’ombra del risparmio: oltre la metà della spesa complessiva è assorbita da voci obbligate (casa, utenze, trasporti, cibo). Il 42% indica il risparmio come driver primario d’acquisto. È il segno di un “de-consumismo” crescente, con meno attenzione al possesso, più valore attribuito alle esperienze, al second hand, alla riparazione degli oggetti.
La tecnologia resta centrale ma acquistata con criteri nuovi: gli italiani hanno speso 16,5 miliardi di euro in prodotti tech nell’ultimo anno (+1,2%), ritornando però a privilegiare la funzionalità rispetto alla gratificazione. Crescono i piccoli elettrodomestici e i dispositivi per la cura personale, mentre calano gli smartphone (-2 milioni di unità vendute rispetto al 2022). Anche l’Ai entra nella quotidianità privata (49% degli intervistati), immaginata però come alleata domestica più che come strumento lavorativo.
Il cibo come specchio dei valori
Il rapporto con il cibo rimane un perno centrale, con la ristorazione fuori casa che cala del 2,2% nei primi sei mesi del 2025, mentre la spesa alimentare domestica cresce (+3,8% a valore e +2% a volume). A trainare sono i comparti freschi, frutta e verdura in testa. È, inoltre, la salute a guidare le scelte d’acquisto: cresce la domanda di prodotti con meno zucchero, meno sale e meno additivi, si rafforza il biologico (+20,9% i sostituti vegetali delle carni) e si diffonde il no-alcol, soprattutto tra i giovani, e si affermano le diete iperproteiche, seguite dal 17% della popolazione.
Non sorprende quindi più di tanto l’esplosione delle bilance, con le vendite di quelle per la persona (+55%) e di quelle da cucina (+5,5%): un italiano su quattro si pesa ogni settimana. Il cibo, dunque, non è più solo nutrimento, è alleato della longevità, strumento di controllo della salute e del proprio corpo, terreno di nuove identità alimentari che mescolano tradizione e innovazione.
La risposta di Coop
Di fronte a questo scenario, Coop ribadisce la propria strategia. “Il cibo per Coop è Bene e non semplice merce”, afferma la presidente Maura Latini, sottolineando il ruolo della cooperativa come baluardo di qualità, sicurezza e sostenibilità. Domenico Brisigotti, direttore generale, riconosce la polarizzazione sociale e la crescente ricerca di risparmio e rilancia sulla convenienza della marca privata e su un sistema promozionale mirato. Ernesto Dalle Rive, presidente di Ancc-Coop, infine, evidenzia l’impegno sul fronte sociale e occupazionale, ricordando che le cooperative di consumatori danno lavoro a quasi 60 mila persone in Italia e non si sottrarranno a un confronto con istituzioni e governo sui temi di welfare, fiscalità e organizzazione del lavoro.
Una lettura finale
Il Rapporto Coop 2025 restituisce un’Italia sospesa tra incertezza e resilienza. La paura del futuro convive con la voglia di cambiare stili di vita, di ridurre sprechi e consumi, di ricercare esperienze autentiche. Il cibo, ancora una volta, diventa la lente privilegiata per osservare queste trasformazioni: è insieme nutrimento, cura, valore sociale ed economico.
In tempi difficili e imprevedibili, la sfida per imprese e istituzioni sarà trasformare questa nuova consapevolezza in politiche concrete, capaci di accompagnare un Paese che, tra mille contraddizioni, cerca la sua strada nell’”età del caos”.