I concorsi nell’era dei trend tra creatività e burocrazia

Diversi mesi fa, sui social è esplosa una domanda: “Ogni quanto pensi all’Impero Romano?”. L’inattesa risposta – “spesso” o “ogni giorno” – ha generato oltre 1,8 miliardi di visualizzazioni sotto l’hashtag #RomanEmpire. Un trend surreale e irresistibile, nato tra le coppie (di solito erano le donne a fare la domanda) e diventato virale in tutto il mondo. Negli Usa, brand come Red Bull e United Airlines hanno reagito nel giro di ore, lanciando contenuti ironici, promozioni lampo e piccoli contest sui social. In Italia? L’Impero è crollato prima ancora di iniziare.

Tra regolamenti, fideiussioni e comunicazioni obbligatorie al ministero, il tempo necessario per organizzare un concorso a premi regolare aveva già superato la data di scadenza del trend. Ogni giorno nascono microtrend, contenuti virali e conversazioni globali che bruciano in pochi giorni. I brand più internazionali riescono spesso ad agganciarsi con campagne istantanee, sfruttando la forza dell’attualità.

Ma cosa succede quando queste idee devono fare i conti con normative articolate che impongono tempi inderogabili? In diversi paesi, i concorsi a premio sono regolati da una burocrazia ben definita: nel nostro, per esempio, servono un regolamento ufficiale, una fideiussione, la compilazione del modello Prema e l’invio telematico al ministero almeno 15 giorni prima della partenza. Tradotto: la spontaneità è fuori legge. O quasi.

Il trucco? Non rincorrere i trend. Prevederli. Invece di inseguire ciò che oggi impazza sui social è molto più efficace lavorare in anticipo su temi ricorrenti, prevedibili e culturalmente forti. Un nuovo film cult? Un revival musicale? L’annuncio dei cantanti a Sanremo o la finale di un talent show? Sono momenti che tornano ogni anno e suscitano reazioni a catena: meme, challenge, commenti, contenuti creati dagli utenti. Eventi così non servono solo a intrattenere: creano linguaggi comuni, attivano emozioni e fanno scattare l’identificazione. E proprio per questo, se intercettati in anticipo, possono diventare il terreno ideale per un concorso a premio ben fatto — pensato in tempo, e con il pubblico giusto. E poi ci sono i trend culturali più profondi: la nostalgia degli anni 2000, la sostenibili- tà, la creator economy, il benessere mentale, l’artigianato locale.

Non sono mode passeggere, ma correnti che modellano i desideri e i valori delle persone. Intercettarle con intelligenza significa costruire iniziative che parlano la lingua del presente (e del futuro). Nei mercati esteri in cui i vincoli legali sono meno rigidi, i brand hanno maggiore libertà d’azione. Ed è per questo che vediamo più spesso concorsi lampo, contest TikTok, challenge ispirate a trend del momento. Ma attenzione: più libertà non significa meno strategia. Anche all’estero, chi vince è chi sa leggere in anticipo i segnali, scegliere i temi coerenti con il proprio brand e, soprattutto, non confondere una moda passeggera con un’opportunità vera. In conclusione, nel mondo dei concorsi a premio, non sempre vince chi corre di più. A volte, vince chi osserva meglio, chi ascolta la propria community, chi pianifica con metodo, chi riesce a unire creatività, coerenza e… pazienza. In fondo, la vera sfida non è seguire il trend giusto, ma arrivarci preparati.

Sonia Travaglini

Credo nel lavoro di squadra e nella professionalità. Insieme al mio team affronto ogni sfida con determinazione al fine di trovare sempre la soluzione giusta per gestire con successo le manifestazioni a premio in Italia e all’estero.