In occasione dell’uscita del Rapporto Coop 2025, abbiamo intervistato Maura Latini, presidente di Coop Italia.
Il “Rapporto Coop 2025-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” compete ormai con le analisi di Censis e di Istat per ampiezza e profondità dei temi trattati. Un impegno di Coop a cui avete dato quale finalità?
Il Rapporto Coop, così come viene pensato oggi, nasce in realtà 20 anni fa da una constatazione fondamentale: ogni giorno milioni di soci e clienti varcano le porte dei nostri punti di vendita, fanno lì la loro spesa, parlano con i nostri dipendenti. Coop inoltre vanta 6,2 milioni di soci, alcune migliaia di loro sono soci attivi, volontari che si impegnano in progetti sui loro territori e che dialogano fra loro e con noi. Da qui ne deriva la consapevolezza di avere un punto di osservazione privilegiato sugli italiani e sulle loro famiglie. Oltretutto, spesso parliamo con loro di cibo, uno dei beni totemici del paese e quindi raccontare anche agli altri questa nostra ricchezza d’informazioni è da anni uno strumento per migliorarci, un importante momento di analisi interno e un’interessante occasione di confronto con le comunità di ricercatori e analisti che lavorano in Italia a non solo. Non direi che siamo in competizione con istituti che hanno ben altri strumenti e risorse, ma semplicemente mettiamo a disposizione della collettività un punto di vista alternativo, quello della cooperazione di consumatori.
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e nuove scelte di consumo
Dal report di quest’anno emerge un quadro preoccupante e mi pare abbiate voluto sottolineare le numerose “forze esterne” (situazione geopolitica, guerre, dazi ecc.) che impattano sulle imprese italiane e sui consumatori. Per l’Unione Europea e per l’Italia si può vedere qualche lampo di luce in un clima così fosco?
Viviamo tempi difficili, inutile evitare di dirlo. Ma certo la resilienza dell’uomo ha dimostrato la sua capacità di deviare dalla rotta tracciata e magari migliorarla e questa è indubbiamente la nostra più profonda speranza. Oltretutto, oggi è più che mai difficile riuscire a intuire quale ruolo reale potranno giocare nello scacchiere internazionale l’Ue e l’Italia. Sembra chiaro che il mondo come lo conoscevamo stia lentamente sbiadendo, i vecchi leader lasciano il posto a nuove figure emergenti. Il punto è che, come sempre, nel bel mezzo della transizione non si riesce a scrutare nitidamente l’orizzonte. Non possiamo dire come sarà, ma certo possiamo dire come speriamo sia. Contiamo su un’Italia più inclusiva e meno polarizzata, in cui la politica lasci il posto al cittadino e torni ad assicurargli quei servizi di prossimità che hanno fatto la ricchezza del paese. Allo stesso tempo ci aspettiamo un’Europa con un maggiore standing internazionale, ma su questo, ogni stato deve fare la propria parte e dobbiamo smettere di interpretare l’Ue come una sorta di banca in cui andare a chiedere soltanto denaro. Dobbiamo iniziare a ragionare sull’Unione come una reale realtà politica unitaria.
Al di là delle attuali difficoltà e problematiche, i consumi evolvono, e la ricerca non solo di specialità gastronomiche, ma di accessori e oggetti personali sofisticati continuerà. Possiamo allora dire che Coop persegue tra i vari obiettivi anche una “democratizzazione del lusso”?
Siamo un marchio popolare, ogni settimana entrano nella rete dei nostri oltre 2.000 punti di vendita circa 8 milioni di persone, abbiamo il dovere come cooperative di consumatori di porci come primario obiettivo di offrire prodotti di qualità a prezzi convenienti. Non abbiamo target prefissati e non siamo venditori di lusso, casomai siamo distributori anche di prodotti che sono autentiche eccellenze gastronomiche, in questo senso cerchiamo di offrirli al più vasto numero di persone possibili.
Fra meno di un anno entrerà in vigore definitivamente il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale che prevede 4 livelli di rischio e offre ampie tutele ai cittadini. Coop come intende utilizzare l’Ia, in quali contesti e per quali scopi?
Parlare oggi di come utilizzare l’Ai nella nostra filiera è un po’ come giocare a dadi e cercare di azzeccare il numero uscente. Ancora oggi non si sa con certezza se ci si trova davanti a una nuova rivoluzione tecnologica o a un’ennesima bolla. Certo noi siamo pronti a implementarne l’utilizzo e ad andare avanti nelle sperimentazioni. Come Coop l’AI può essere di aiuto, per esempio, nella gestione dei magazzini, degli stock, delle movimentazioni delle merci, ma può aiutarci anche nella gestione dei punti vendita in termini di incremento di efficienza e produttività, che in Italia è sicuramente un grande vulnus. A livello di filiera poi, l’Ai è già utilizzata da tempo per esempio nelle coltivazioni, nelle lavorazioni… Insomma è un mondo in divenire che guardiamo con curiosità e con assoluto spirito di conoscenza. A tal riguardo, contiamo di rendere Coop sempre più attrattiva per le nuove generazioni che speriamo ci aiutino a sbarcare in questo nuovo mondo tecnologico.
Epoca di caos, incertezza, precariato. Concretamente un retailer come Coop quali leve userà verso le persone mentre si accingono a rivestire diversi ruoli (acquirenti, consumatori, bricoleur un po’ per gioco e un po’ per necessità)? Come supporterà consumi di necessità e consumi di curiosità, di apertura alle novità?
In tempi così complessi anche economicamente, Coop ha da alcuni anni attivato un grande progetto di riqualificazione della propria offerta del prodotto a marchio e una ridefinizione delle proprie politiche commerciali e di promozione. Con i prodotti a marchio abbiamo lavorato sull’offerta ai nostri soci e clienti di qualità, etica e varietà a un prezzo che fosse sempre accessibile. Per le grandi marche, delle quali siamo e rimarremo sempre un distributore, abbiamo avviato una ristrutturazione di piani convenienza e promo. Sostanzialmente ci siamo adoperati per aiutare le famiglie italiane a tutelare il loro potere di acquisto e i numeri ci dicono che questo tipo di sostegno è stato apprezzato. Poi a questa politica molto imminente si affianca tutto l’insieme dei valori di cui Coop si è fatta da tempo, forse da sempre promotrice. Dall’equa retribuzione lungo tutta la filiera, alla tutela dell’ambiente, dall’innovazione alla tutela delle tradizioni. Sostanzialmente ci impegniamo affinché tutti possano sentirsi rappresentati nelle corsie dei nostri supermercati anche rispetto alle sensibilità più disparate.
Il modello cooperativo come si contestualizza in un’Italia piena di contraddizioni, come evolverà considerando il quadro politico ed economico?
Non vorremmo sembrare scontati o troppo ottimisti, ma ci piacerebbe che il modello cooperativo si estendesse anche al di fuori della cooperazione. In un mondo di trincee, barriere, accentuazione delle differenze, ci sembra che la cooperazione, testimone privilegiata di inclusione, ricomprensione e condivisione, possa essere uno dei modelli di cui questi giorni contemporanei hanno bisogno. Come tutte le realtà variegate, il movimento della cooperazione di consumatori ospita da sempre anime molto diverse tra loro e non neghiamo a volte anche in contrasto. Ma il principio di base che ci anima, e cioè che uniti si può fare sicuramente molta più strada e meglio, ci spinge sempre alla ricerca di una mediazione, di un punto di contatto, di un centro di equilibrio collettivo e condiviso. Ecco, forse oggi come non succedeva da tempo, questo potrebbe essere un modello da replicare anche in altri contesti.

Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.