Con Android KitKat la tecnologia
entra nel mass market cobranded

Paolo Lucci19/11/2013

Il nuovo sistema operativo Android si chiama KitKat. Perché la notizia, di qualche settimana fa, dovrebbe interessare più gli operatori di licensing e brand extension che non la comunità tecnologica? Google ha sempre denominato gli aggiornamenti del suo sistema operativo mobile con nomi di dolci, da Cupcake sino a Jellybean nel 2013 passando per Donut, Gingerbread e altri nomi generici. Per la versione 4.4 la scelta è ricaduta invece su uno degli snack più diffusi nel mondo, KitKat di Nestlé. E il 4 settembre scorso, un gigantesco robot/mascotte Android, realizzato con le sembianze della barretta KitKat, è stato issato nella sede di Google, a Mountain View, per la presentazione alla stampa della nuova release.

Non si tratta solo della licenza all’utilizzo da parte di Android del marchio commerciale di proprietà di Nestlé: i due colossi hanno stretto un’alleanza che li vede partner in uno scambio di visibilità. Che viene promossa da Nestlè su più di 50 milioni di confezioni KitKat speciali, caratterizzate dal robot/mascotte di cioccolato, distribuite in 19 paesi, tra cui Usa, Europa, India, Giappone, Russia. È previsto inoltre un concorso che mette in palio su tutti i consumatori tablet Nexus e crediti Google Play.

Android KitKat (sempre accompagnato con “tm”) costituisce per il licensing un caso da manuale che, unicamente per avere segnato l’ingresso del cobranding nel mondo della tecnologia, dovrebbe meritare molta più attenzione da parte di comunicatori e uomini di marketing che dai geek super tecnologici. Un primo spunto: i brand tecnologici sono ormai da considerare alla stessa stregua di quelli dei prodotti di largo consumo. Dispongono di una base consumatori globale, trasversale e numericamente impressionante. Esattamente come uno snack, per dire. Secondo spunto, questi brand possono sfruttare in comunicazione i loro valori neo-pop (e sin qui Android Cupcake e seguenti segnava già una strada), e se si alleano con partner mass market, il processo è più veloce ed efficace. Terzo spunto: un brand pur globale e fun come KitKat può godere di un beneficio di comunicazione qualitativamente e quantitativamente senza precedenti, e soprattutto senza investimenti, visto che si tratta di scambio di visibilità paritetico. Con ricadute benefiche sulla freschezza del brand, sull’allargamento della base consumatori, sulla creazione di un tono di simpatia in comunicazione ecc..

Che il capitolo del licensing sui prodotti hi-tech abbia inizio, allora!

Paolo Lucci

Tra i maggiori esperti di licensing e brand extension, ha un background professionale che unisce marketing, comunicazione e vendita in aziende come Ferrero, Armando Testa, Disney. Ha fondato BrandJam.it e Milano Licensing Day