I dati dati sono dati?

La tecnologia dovrebbe favorire la semplicità, la semplicità una positiva customer experience e una positiva customer experience la fidelizzazione. Viviamo in un’epoca hi-tech, dovremmo andare sul velluto… E invece, da clienti, nel nostro quotidiano percorso di acquisto spesso inciampiamo su tanti piccoli ostacoli, rappresentati da inefficienze e disservizi, molti dei quali potrebbero essere evitati.

Quante volte al giorno, per esempio, diamo nostri dati ad aziende che li hanno già, li dovrebbero custodire con criterio funzionale, saper impiegare proficuamente, interpretare e far fruttare anche a favore di chi, i dati, li ha pazientemente elargiti?

Lo stress da dati è particolarmente acuto quando si usa la carta di credito aziendale, un oggetto con tutte le caratteristiche e i sistemi più avanzati incorporati. Eppure, al ristorante al momento del pagamento, s’innesca il tipico logorio di nervi in chi deve far registrare i dati per la fattura, dati comunque già acquisiti dal sistema. I nervi vengono anche a chi sta in fila alla cassa aspettando che tale procedura sia espletata.

Eppure le carte intelligenti (sic!) non potrebbero essere programmate per facilitare la vita a chi le usa? Insieme a performanti microchip perché non inserire nelle carte di credito anche un pizzico di customer care?

Andrea Demodena

Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.