Cx Store – Inflation Monitor
giugno 2021

Loris Tirelli15/07/2021

Negli Usa l’inflazione ha superato i tassi previsti e il tema occupa grande spazio sui media. Ben 4 trilioni di dollari, iniettati nel sistema economico in 12 mesi, sono stati la cura di Jerome Powell (governatore della Federal Reserve) contro il blocco causato dalla pandemia. Risultato: un aumento abnorme del debito pubblico e prezzi al consumo cresciuti del 4,2% annuo. “L’inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario – afferma Milton Friedman – nel senso che è prodotta soltanto da un aumento più rapido della quantità di moneta rispetto alla produzione”. Parallelamente, le famiglie americane hanno accumulato risparmi, riducendo i consumi, cosicché si è creata un’enorme domanda potenziale attesa di beni e servizi. La Fed fronteggia ora una situazione complessa. Si trova nel bilancio 8 trilioni di dollari di asset che, immessi sul mercato, farebbero aumentare i tassi d’interesse e il pericolo di una recessione. Il governo Usa, per garantire un aiuto economico ai disoccupati e sostenere la crescita, ha bisogno di spendere e di farsi finanziare ulteriormente dalla Fed.

Il saldo corrente con l’estero, ad aprile, ha toccato un record negativo di 75 miliardi di dollari di deficit per 700 miliardi annui. Diversi economisti americani prevedono un ulteriore incremento del Cpc (Consumer Price Index) anche a giugno (a causa del rincaro delle materie prime). I timidi annunci della Fed circa un aumento del tasso di sconto da 0 a 0,25% sono stati sufficienti per creare il panico nel mercato finanziario. Quindi, ecco il dilemma: lasciar correre l’inflazione e rischiare contemporaneamente una svalutazione del dollaro e una diminuzione dei salari reali oppure aumentare i tassi e frenare la ripresa in atto, rischiando lo scoppio della bolla speculativa nello Stock Exchange.

Quali conseguenze per l’Europa e, in particolare, per l’Italia? È probabile un contagio inflativo? È probabile un impatto recessivo? Non esiste risposta ma, sia per effetto delle notizie che cominciano ad apparire sui media sia per dei primi segnali nel circuito distributivo dei beni di consumo, il timore dell’inflazione è presente anche in Italia.

Istat, a maggio 2021, certifica un incremento dell’1,3%, tuttavia ciò che conta per la business community del commercio al dettaglio del largo consumo è l’inflazione percepita. Le nostre rilevazioni, effettuate su un campione di circa 1.250 responsabili d’acquisto, rappresentativo dell’universo delle famiglie italiane la descrivono con le tabelle che seguono.

In sintesi, la percentuale di famiglie che ritengono di aver osservato un incremento dei prezzi risulta essere a giugno del 72%, l’ 8% in più del dato di maggio. Il 57% ritiene che i prezzi continueranno ad aumentare anche in luglio.

Le voci più colpite sono quelle di base: ortofrutta, carne, pasta ecc.

Le insegne giudicate più virtuose nel contenimento dei prezzi, nel mese di giugno, sono Coop, U2 e Iperal.

Quali sono le marche che hanno aumentato di più i prezzi? Le nostre ricerche lo rivelano, se vuoi conoscerle puoi scrivere a:

Laura Cantoni – lcantoni@promotionmagazine.it

Rosa Carbone – rcarbone@promotionmagazine.it

 

Loris Tirelli

Socio della società di ricerca Amagi, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano e una laurea magistrale in Marketing, Consumi e Distribuzione Commerciale presso lo Iulm di Milano. Fra le esperienze accumulate, ha svolto attività lavorative presso PharmaRad, Market Knowledge, Ciro Fresh Market e presso l’istituto Smart Research.