L’isola che non c’è. La finanza invisibile delle Gen Z e Alpha

Il 33% dei nati tra il 1997 e il 2012 e il 35% dei millennial hanno fatto operazioni su criptovalute e possiedono rispettivamente per il 10,7% e il 28,2% portafogli in criptovalute. La nuova tendenza sotterranea dei giovani è quella di accumulare crypto token, talvolta convertibili in valuta corrente, in ambienti metaverso in cui i crypto asset sono il rewarding per comportamenti attivi.

A quanti anni hai ricevuto la prima paghetta? Quando hai ricevuto il primo libretto postale dai nonni o la bustina con i primi soldini da spendere per i tuoi piccoli desideri? Era denaro contante, in euro se nato dopo il 2000 o in lire se prima. Erano soldi “veri”, non come quelli del Monopoli o le fiches usate per giocare a carte. Quelli erano soldi, gli altri no. Tutto era chiaro e semplice fino al 2008, anno in cui nasce il Bitcoin: la prima criptovaluta al mondo che ha inaugurato l’era della blockchain, delle criptovalute e del web3.

Gli appartenenti alla Generazione Z, in breve Gen Z, nati tra il 1997 e il 2012, e quelli nati dopo, la Generazione Alpha, sono i primi a non aver conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali, cosa che non può non influire su come vivono quotidianità e consumi. Se sei un Gen Z potresti leggere questo articolo perché hai 24 anni, essere un brillante junior del marketing e aver smesso di ricevere la paghetta. Oppure averne 11, non leggere questo articolo ma non avere interesse a ricevere una paghetta in euro. Sì, perché nel tuo portafoglio che è dentro al tuo smartphone hai un wallet che contiene una carta prepagata in euro e un portafoglio in cripto asset, token o valute, che usi per i tuoi acquisti o i tuoi scambi.

In The Sandbox gli nft sono scambiati attraverso Bayc e CryptoPunks.

Un mondo, quello della crypto-token economy, diverso da quello della finanza tradizionale, inafferrabile e poco noto. Nel Rapporto 2022 “L’approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane” Consob con GfK tenta di analizzare il comportamento finanziario degli italiani, selezionando un campione di 1.436 investitori esteso ai loro nuclei (di altre indagini ufficiali non se ne ha evidenza). Cosa emerge rispetto ai nuovi fenomeni della finanza?

I dati ci raccontano che rispetto ad attività e servizi finanziari, dagli asset digitali (criptovalute, stablecoin e non fungible tokens, nfts) ai servizi digitalizzati (crowdfunding, trading online, robo advice), da forme innovative di raccolta di capitali quali le Initial Coin Offerings (Icos) alle tecnologie a registro distribuito (Distributed ledger technology, dlt) la percentuale di risposte corrette, se si eccettua il dato registrato con riferimento alle criptovalute (45%), è compresa tra il 10% (relativo alle Icos) e il 23% (crowdfunding); nel 38% dei casi gli intervistati non risponde correttamente ad alcuna domanda.

In Decentraland gli nft permettono di possedere terreni e oggetti come vestiti, scarpe e molto altro. Il token utilizzato per la maggior parte delle transazioni è il Mana.

Poco si sa invece sui comportamenti dei Gen Z e dei Millennial che, invece, sembrano essere stati catturati dal fascino delle criptovalute e delle nuove tecnologie basate su blockchain. Molti giovani infatti sono aperti e predisposti a usare e investire in strumenti di finanza decentralizzata – conosciuta anche come DeFi, Decentralized Finance – quella che non si basa su intermediari ma prevede un accesso diretto dell’utente al mercato.

Un’inchiesta condotta da Financial Times ha esplorato e analizzato la diffusione del mondo crypto tra i ragazzi delle scuole medie e superiori del Regno Unito. Per la testata le ragioni di questo successo sono racchiuse nel linguaggio cool della tecnologia e l’hype creato dai social network. Le valute digitali sono antigovernative e ribelli, promettono denaro facile e istantaneo. Bitcoin è passato da 600 a 30.000 dollari in pochi anni e, per la mente degli adolescenti inesperti, questa è la prova inconfutabile che la crescita continuerà anche in futuro.

A confermare questa tendenza qualche indicazione arriva dagli Stati Uniti. Su 1.600 intervistati da 451 Research nell’indagine “Voice of the connected user landscape: connected customer, disruptive technologies” di marzo 2022, il 33% dei Gen Z e il 35% del Millennial avevano fatto operazioni su criptovalute rispetto al 7% dei Boomer & Senior e il 18% dei GenX. In un’altra indagine “Us crypto consumer: utilizzo negli acquisti online e in-store”, effettuata su un campione di 2.334 tra utilizzatori e non di criptovalute statunitensi da Pymints e Bitpay nel febbraio del 2022 si evidenzia che Gen Z e Millennial possiedono rispettivamente per il 10,7% e il 28,2% portafogli in criptovalute rispetto al 17,7% dei Gen X e del 6,3% dei Boomer & Senior. Per tutti il possesso di un portafoglio crypto è motivato da una ricerca di nuove forme d’investimento. Tuttavia ciò che non viene invece considerato è l’altro lato delle transazioni che avviene nel mondo extra retail o ecommerce ed è rappresentato dal mondo dei cosiddetti utility token che la fanno da padrone negli ambienti del Metaverso popolati da Alpha e Gen Z.

Una volta si parlava del giocare in borsa per riferirsi alle stime di andamento dei titoli. Oggi la nuova tendenza sotterranea dei giovani è quella di accumulare crypto token, talvolta convertibili in valuta corrente, in ambienti metaverso in cui i crypto asset – preferiamo chiamarli così – sono il rewarding per comportamenti attivi.

Come dichiara Arthur Madrid, fondatore della piattaforma The Sandbox, in una recente intervista: “Abbiamo costruito The Sandbox con l’idea di mettere la comunità al centro della creazione di valore e del sistema di ricompense. Un ecosistema generato dagli utenti che ricompensa i creatori con il 100% delle loro entrate e da un’economia virtuale decentralizzata. In Sandbox, i giocatori e i creatori hanno la piena proprietà di tutto ciò che creano o acquistano e i diritti di tutto ciò che creano. Esistono mondi nft decentralizzati e metaversi incentrati sul gioco, ma riteniamo che The Sandbox combini in modo più efficace questi due elementi su un’unica piattaforma”.

Altro mondo è Decentraland, un mondo virtuale online che si basa sulla piattaforma Ethereum, in cui si impersona un avatar 3d. Gli nft sono fondamentali, perché permettono di possedere terreni e oggetti come vestiti, scarpe e molto altro. Il token utilizzato per la maggior parte delle transazioni è il Mana. Anche The Sandbox è basato su Ethereum; allo stesso modo l’economia interna si basa sui non fungible token. Servono infatti a comprare e possedere terreni, chiamati Land come in Decentraland, così come altri oggetti di personalizzazione, dagli accessori alle skin per il proprio avatar. Il token utilizzato per la compravendita in questo caso è Sand.

Compravendite, ricompense, wallet di asset digitali che hanno una capitalizzazione vertiginosa. Su Binance, uno tra i principali mercati di beni digitali del mondo, la capitalizzazione di Mana è pari a circa 735 milioni di euro e quello di Sand è pari a circa 856 milioni di euro. Mentre non esistono quotazioni o crypto valute su Roblox che ha un token di scambio – il Robux – o la piattaforma di Epic Games che ha invece perseguito legalmente i miners illegali di una fake crypto Fortnite. Sicuramente lo scenario è in costante mutamento e può riservare novità ogni giorno, ciò che è necessario è quello di prendere atto di un’inarrestabile trasformazione del sistema finanziario e delle sue regole che hanno bisogno di una rapida e veloce emersione come anche una rinnovata attenzione a un’educazione finanziaria adeguata al web3 come a una valutazione strategica delle implicazioni di marketing.

Un pensiero conclusivo va ai papà e alle mamme Gen X che, quando danno una paghetta con una ricarica on line, stanno inconsapevolmente ricaricando di crypto token il wallet dei figli che indosseranno un crypto abito nel metaverso per la festa sull’isola che hanno comprato e a cui hanno invitato gli amici.

Giuseppe Maria Ardizzone