L’ecommerce spinge le acquisizioni in area fintech

Il mercato delle società tecnofinanziarie è in una fase di forte trasformazione dovuta alla dimensione globale dei pagamenti che si lega al movimento di merci e persone, alla guerra sui tassi applicati ai cambi e ai finanziamenti nonché alle problematiche relative alla privacy, alla sicurezza degli utenti e alla tutela dei merchant nei confronti di clienti disonesti.

Uno dei settori nei quali la tanto celebrata disruption sta incidendo di più è senz’altro quello della finanza. Il numero di società fintech nate e cresciute nel corso degli ultimi dieci anni è estremamente elevato, così come lo è quello delle acquisizioni avvenute nel corso dei mesi recenti. A titolo di premessa confesso di non essere un esperto di questo mondo, di cui, tuttavia, seguo l’innovazione con interesse, in quanto spesso complementare a quella nel retail on e offline.

Ne sanno qualcosa le imprese distributive che lottano da decenni per contrastare il livello delle commissioni applicate dai fornitori di servizi di carte di credito, i quali a loro volta hanno saputo adattarsi nel giro di pochi mesi alle nuove modalità di pagamento contactless dettate dalla pandemia. Così come ne era consapevole fin dall’inizio eBay, quando nel 2002 ha acquisito PayPal per 1,5 miliardi di dollari, intuendo la necessità di facilitare il più possibile la fase di pagamento nel canale digitale con elevati standard di sicurezza per gli utenti, in modo da elevare il numero di transazioni portate a termine e aumentare la frequenza di spesa. Un legame, qualora qualcuno nutrisse ancora dei dubbi, sancito anche dall’acquisizione anni fa di Payback da parte di American Express e di 5One da parte di Mastercard. Società entrambe focalizzate sulle tematiche della fidelizzazione della clientela anche e soprattutto attraverso la personalizzazione delle off erte promozionali.

Facilitare la fase di pagamento nel canale digitale aumenta il numero di transazioni e la frequenza di spesa

La repentina crescita nell’uso dei servizi digitali in concomitanza con la crisi sanitaria non ha fatto altro che accelerare i processi già in atto che stanno vedendo alcuni operatori affermarsi rapidamente e altri entrare in crisi a causa di modelli di business non più in linea con i comportamenti e le esigenze del pubblico. Un contesto ideale per la proliferazione delle acquisizioni. La società Dealogic ne ha registrate 133 nel 2020 e già 125 fino a inizio settembre 2021. Anche se i 48,9 miliardi di dollari sul tavolo quest’anno sono di molto inferiori ai 136,2 che hanno cambiato tasche nel 2019. Tra le operazioni più recenti ricordiamo l’acquisto da parte di Visa prima della svedese Tink, operante nel segmento dell’open banking, e poi dell’inglese Currency Cloud. Una società che crea api (application programming interface) per alimentare portafogli multivaluta, servizi di cambio e gestione dei conti e che annovera tra i suoi 500 clienti in 180 paesi alcune delle più rilevanti start-up del settore quali Monzo, Monese, Starling, Revolut e Dwolla.

Quasi contemporaneamente Mastercard ha acquisito Aiia, che opera nell’open banking, consentendo lo scambio di informazioni finanziarie relative alla clientela e processando 1 milione di pagamenti al mese relativi a istituti finanziari o etailer. Lo scorso anno aveva comprato Finicity, specializzata invece nella certificazione degli utilizzatori delle carte di credito. Intanto Square, nota per le soluzioni offerte al servizio della gestione in sicurezza delle transazioni con le carte di credito ai pos dei punti di vendita, sta diventando sempre più banca. Square Banking offre ai merchant partner servizi di conto corrente e conto di risparmio senza spese e senza imporre condizioni di varia natura, oltre a proporreprestiti al medesimo target.

I grandi player spesso preferiscono ricorrere alle acquisizioni piuttosto che sviluppare in casa le soluzioni necessarie

Un’offerta sviluppata in casa, ma anche attraverso acquisizioni, come quella recentissima dell’australiana Afterpay, specializzata nel segmento “buy now pay later” (bnpl). Al contrario di quanto ha scelto di fare il concorrente Shopify, che ricorre prevalentemente alla collaborazione di fornitori esterni per proporre i medesimi servizi. Inoltre, Square ha lanciato Cash App Pay, che consente agli utenti di fare pagamenti per acquisti retail utilizzando il proprio account della Cash App, in modo coordinato con Square Cash. Proprio la Cash App nel 2020 ha conseguito 5,9 miliardi di dollari di fatturato, con una crescita del 353% sull’anno precedente. Un ulteriore passo nella direzione di fornire strumenti di pagamento e servizi finanziari sempre più a 360 gradi, dedicati tanto alla clientela finale che ai commercianti. PayPal, di cui abbiamo già fatto cenno, di recente ha fatto a sua volta due acquisizioni: la giapponese Paidy, che opera sempre nel campo del bnpl, e Happy Return, specializzata nella gestione degli aspetti finanziari dei resi. Proprio come Returnly, acquisita da Affirm, che a sua volta è uno dei top player nell’offerta di servizi di pagamenti dilazionati. E proprio di recente è giunta la notizia che SpotOn, che realizza software per i pagamenti, ha acquistato Appetize, che invece offre soluzioni per ordini e pagamenti digitali per stadi, palazzetti, giardini zoologici, università e altre comunità. Mentre FortisPay, che vende servizi software per aziende e sviluppatori in ambito retail, ha comprato Omnifund, che offre strumenti per processare carte di credito, pagamenti via mobile, utenze e altro. Insomma, il Monopoli del processo in corso sembra delineare bene le principali criticità del commercio omnicanale, la cui crescita subirà un ulteriore impulso proprio quando saranno risolte queste criticità.

C’è un generale tema di sicurezza per gli utenti, il cui contraltare è rappresentato dalla necessità da parte delle imprese del retail di certificare la solidità finanziaria della clientela. Il pubblico – le generazioni più giovani in particolare – sta poi dimostrando di gradire le forme di pagamento rateali che una nutrita schiera di nuovi protagonisti ha cominciato a offrire con successo e i cui costi, peraltro bassi, vengono scaricati sui distributori stessi. Sempre società fintech hanno saputo dare risposte a un altro fenomeno in crescita come quello dei resi, collegato prevalentemente all’ecommerce con i pesanti costi connessi, tra cui quelli relativi alla gestione degli eventuali rimborsi economici. Senza dimenticare i trasferimenti in valuta, rilevanti tanto per l’ecommerce che per certe forme di commercio internazionale legate per esempio al turismo e ai negozi duty-free, nel cui ambito operano società come Adyen, Revolut, N26, Curve, Chime, Varo, oltre alla già citata Monzo, e dove è in corso una guerra all’ultimo centesimo sui tassi di cambio, che vede gli operatori tradizionali in gravi difficoltà.

Sembra che Amazon stia valutando un progetto per processare i pagamenti in autonomia

Si può parlare di fintech orientata al retail senza occuparsi di Amazon? Certo che no. Pare, infatti, che il colosso dell’ecommerce stia lavorando a un progetto per competere con le società specializzate nel processare i pagamenti, come PayPal, Square e le banche tradizionali. Oltretutto, proprio lo scorso settembre ha fornito per la prima volta a una terza parte la tecnologia Amazon One, basata sul riconoscimento palmare per il check-out in una struttura cashierless e contactless: il Red Rocks Amphitheatre di Denver. Un sistema di riconoscimento in concorrenza con gli strumenti utilizzati da Bbva, Visa e altri in fase di test negli Stati Uniti. Per non parlare dell’alleanza con Affirm per offrire ai propri clienti i servizi di finanziamento bnpl. Mosse che hanno portato Amazon a entrare nel mercato di player storici come Fis, Fiserv e Global Payments, che negli anni passati hanno investito miliardi per comprare società specializzate, al fine di offrire servizi finanziari e di pagamenti integrati.

Parlando di bisogni latenti abbiamo fatto cenno all’aspetto della sicurezza con la lotta alle frodi e ai furti di informazioni da parte degli hacker. Anche in questo ambito i grandi player spesso preferiscono ricorrere alle acquisizioni piuttosto che sviluppare in casa le soluzioni necessarie per proteggersi. Così in primavera Mastercard ha acquisito Ekata, mentre Stripe ha comprato Bouncer. Insomma, un mondo davvero in una fase di forte trasformazione grazie alla dimensione globale dei pagamenti legati al movimento di merci e persone, alla guerra sui tassi applicati ai cambi e ai finanziamenti nonché alle problematiche relative alla privacy delle informazioni, alla sicurezza degli utenti e alla tutela dei merchant nei confronti di clienti disonesti. Eppure, a contrastare uno scenario caratterizzato da grande dinamismo, giunge notizia che si stanno diffondendo presso alcune metropoli americane reti di chioschi dedicati al pagamento di tasse e bollette in contanti.

Proprio perché il mondo viaggia a diverse velocità, le esigenze sono molteplici e ci sono persone in difficoltà che non hanno accesso a conti correnti e carte di credito. In una città come Chicago, per esempio, si stima che queste siano almeno 260.000. Insomma, credo che in un’epoca in cui si parla sempre più spesso di brand currency, anche senza scomodare la blockchain e i bitcoin stiamo assistendo solo all’inizio di una serie di piccole rivoluzioni quotidiane che, analizzate a distanza di qualche anno, ci sembreranno qualcosa di scontato rispetto al presente che staremo vivendo e, allo stesso tempo, dei cambi epocali nei confronti di un passato ancora prossimo.

Filippo Genzini

Ho sempre lavorato nel settore dei servizi innovativi di marketing per le aziende del largo consumo e - in particolare - del retail, sia sul fronte della marketing intelligence sia su quello della comunicazione, con una focalizzazione sull’approccio customer centric. Hobby prediletti: la scrittura e la musica. genzini@admirabilia.it www.ilcommissariozarotti.com