TIME OUT
di Pier Giorgio Cozzi
Conflitto d’identità
Mousse au chocolat in-
digesta al comune fran-
cese di Le Havre, città
situata sulla riva destra
dell’estuario della Senna
e importante per il suo
porto affacciato sulla Ma-
nica. Qui – ne dà notizia
il “Corriere della sera”
del 16 dicembre - l’am-
ministrazione civica ha
disposto la distruzione di
8.500 porzioni di mousse
au chocolat destinate alle scuole materne ed elementari cittadine. Ragione
di questa drastica scelta? La gelatina di maiale nita – inspiegabilmente,
si difendono gli accusati – fra gli ingredienti che costituiscono questa tipi-
ca ricetta che tutto il mondo invidia alla Francia. In ossequio all’imperante
politicamente corretto (non si voleva offendere alcune famiglie musulmane
i cui gli frequentano le predette scuole civiche) non si è quindi solo gettata
via una grande quantità di confezioni di mousse, ma anche il buon senso.
47, morto che…paga
Dice un proverbio popolare: a pagare e morire c’è sempre tempo. Sembra
che lo conoscano bene a Borgo San Dalmazzo (Cn), dove da quest’anno i cit-
tadini residenti dovranno pagare, in aggiunta alle
solite, una tassa di 48 euro sui parenti defunti e
cremati, qualora l’urna delle ceneri - gadget un
po’ macabro a dire il vero - venga conservata
nella propria abitazione. Se si capisce lo sco-
po del balzello (far cassa), sfuggono all’umana
comprensione le motivazioni. Ricordiamo però
che una storia della nostra tradizione popolare
narra come proprio lì una volta si accendevano i
ammiferi “per vedere se eran buoni”. Bogia nen?
Gadget socialmente utile
Ci sono casi in cui a valer più di mille parole basta un oggetto. Una spil-
la, per la precisione. Come il gadget inventato e brevettato dall’architetto
milanese Mariangela Volpato, che ha realizzato e messo in vendita (per
ora, in attesa che qualche produttore di gadget si faccia vivo) 400 spille
con la scritta “Io amo il mio paese. Chiedo lo scontrino”, sull’esempio del
celebre “I love NY”. In attesa che la lodevole iniziativa conosca la fortuna
che merita, applausi a un gadget socialmente utile. Chissà se venduto con
regolare scontrino.
Facebook
piace anche
in azienda
I
social media sono ormai i
protagonisti di molte ricerche,
ma a essere studiati sono
generalmente i comportamenti
degli utenti/consumatori. Andrea
Albanese, docente del modulo
Corporate del Master Snid (Social
networks influence design) del
Politecnico di Milano, ha invece
deciso di indagare l’utilizzo dei
social media all’interno delle
aziende italiane. Dal suo studio,
“Social media effectiveness
use assessment”, condotto tra
luglio e novembre del 2012 su un
campione di oltre 3.500 utenti
in oltre 2.800 aziende, emerge
innanzitutto che alle attività
di gestione dei social media
sono dedicate 1 o 2 persone nel
56,18% dei casi, dalle 3 alle 5
per il 14,86%, mentre nel 21,35%
dei casi non è assegnata alcuna
risorsa. Inoltre, solo il 6,8%
dichiara di avere un team dedicato
alle attività social, mentre il 29,3%
sostiene di disporre di risorse
dedicate e il 18,30% sostiene che
più persone lavorano a tempo
parziale per i social; il 14,8% si
fa invece supportare da agenzie
esterne e il 18,50% si affida a
persone che autonomamente
supportano l’azienda in questo
tipo di attività; il 35,9%,
infine, dichiara di trovarsi
ancora in una fase di studio e
comprensione di quanto va fatto.
La gestione dei social media in
azienda avviene ancora oggi in
maggior misura via pc o computer
portatile/laptop (98,30%), anche
se si fanno strada lo smartphone
(64,30%) e il tablet (43,80%).
Youtube guida la classifica dei
social media più graditi con un
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SCENARI
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gennaio 2013